giovedì 19 marzo 2015

13. piccoli indizi dell'amor perduto

Quando incontro Lino ho la sensazione di conoscerlo da sempre - immagino sia capitata anche a voi la stessa, talvolta fastidiosa, tal'altra piacevolissima, sensazione.
Lino è il migliore amico di Keller eppure scopriamo immediatamente di avere un bel po' di cose in comune, a partire dal fatto che siamo nati nello stesso giorno, nella stessa città, a poche ore di distanza.
E Lino è un crepuscolare, come me, credo.
Ma lui deve esserlo diventato col tempo, a causa di cose che non gli sono andate quasi mai come dovevano, per un'attesa che s'è prolungata oltre ogni aspettativa.
Lo trovo così, stanco, forse anche un po' addolorato - ma magari è questo tempo grigio che ci circonda, quest'aria fredda che, dopo un po' che siamo seduti al tavolino, ci fa dire meglio entrare.
Quelli del bar ormai mi conoscono e, quasi, mi portano da bere senza che io glielo dica. Lino prende un succo di frutta con del latte - lo facevo anch'io, tempo fa.
"Questa sceneggiatura... sono anni che Bruno me ne parla. Quasi mi viene da dire che eravamo giovani..." e sorride su queste parole, un sorriso che vuole cacciar via questo amaro che gli sale alla bocca.
Ma Keller esce presto di scena, anche se io incalzo: "Ma Eva chi è? dove si trova? la posso incontrare?"
Eva. E Lino. Un altro sorriso inopportuno, un movimento del capo, un suono incomprensibile. "Oh, beh, sai... Eva piaceva anche a me. Piaceva a tutti. Me la sarei scopata anch'io, hai voglia!" Lo guardo, cerco di capire. "Non so dov'è. Credo che non si vedano più. Ma deve essere successo qualcosa tra loro due, qualcosa d'indicibile. Bruno, sai, mi parla di tutto, non ha remore. Sputa fuori i rospi e quello che ha dentro, un po' fregandosene della gente, di ciò che vuole sapere e di ciò che non vuole sapere - la gente. Ti spiattella tutta la sua vita in faccia. Ti obbliga ad ascoltarlo. Sarà felicissimo di questo tuo documentario... il suo ego sarà a mille... Ma di Eva non so più nulla. Improvvisamente lui, semplicemente, non me ne ha parlato. E, ora, lo vedi in giro con quest'altra...", "Tania.", "Sì, Tania. Un'altra ragazzina - ma lo dico senza nessuna idea precisa. Mi sembra solo una che sa il fatto suo."
"E di Eva non ti ha più parlato...", "Niente. Zitto come una tomba. So solo che si amavano. E che si odiavano. Lei deve avergliene fatte un bel po' ma lui avrà risposto per le rime - non è uno che se le tiene..."
"Ha una strana idea dell'amore. Molto... sessuale."
"Massì. Beato lui. E' sempre stato così. Un po' l'ho invidiato."
"Addirittura?"
"Questa sua cosa... questo suo coraggio... sempre disposto a cambiare. E sì che di mazzate ne ha avute, hai voglia. Perché, poi, lui è uno che ci si lega alle donne. In effetti più che un puttaniere incallito è un...poligamo... una mentalità araba... Nessun giudizio di valore, anzi. Una volta sai che mi ha detto? Sono disperato per chi non ho più, sono geloso di quella con cui sto, desidero quelle che non ho ancora... Mi disse una cosa del genere. Lui è fatto così. Sempre in cerca di questa felicità da trovare nella donna..."
"E non l'ha mai trovata..."
"Mah, che ti devo dire? con Eva sembrava l'avesse trovata, sembrava si fosse appaciato. Invece... boh, non so... Vedi, quando sto con lui... ed è per questo che mi piace... non si parla mai di lavoro, di calcio, di politica... mai discorsi sui massimi sistemi o su come dovrebbe essere governata l'Italia o, chessò, su quello che sta accadendo nel mondo... no... Si parla solo d'amore. Delle donne, sì, ma viste sotto questo aspetto. Lui ne è proprio ossessionato..."
"Me ne sono accorto. Diventa fastidioso..."
"Fastidioso dici? A me, i suoi discorsi, fanno piacere. A volte dice certe cose, parlando di se stesso, e non possono non credere che, in realtà, stia parlando di me."
Lino, fa una pausa, sorseggia il suo succo, mi guarda negli occhi quasi come se volesse capire se si può fidare.
Mi dà fiducia, riprende d'un fiato.
"Qualche tempo fa mi ha detto: prendi appunti. Voglio scrivere un manuale che ha per titolo una cosa del tipo Piccolo manuale dell'amor perduto. E, a seguire, mi ha sciorinato quelli che, per lui, sono gli indizi della fine di un amore. Mi tirava dentro al suo discorso perché, ogni tanto, mi diceva: ti ricordi? come se io e lui avessimo condiviso la stessa cosa, nello stesso istante, nello stesso modo - solo con persone diverse. E la cosa mi inquietava perché è come se stesse parlando dei fatti miei, come se stesse analizzando ciò che vivevo io, in quel momento là, con la mia donna. Mi diceva: ti ricordi di quando l'abbracciavi, di notte, così, improvvisamente? Non ne potevi fare a meno, era un impulso che, qualche volta, diventava bestiale e dovevi farci l'amore - ti eri svegliato nel bel mezzo della notte e volevi, desideravi con tutto te stesso farci l'amore. E lei ne aveva piacere di questa cosa. E per strada? Lo stesso. Camminavi e dovevi stringerle la mano, quasi avessi paura di poterla perdere nella calca, nella folla. E calca non c'era. attorno a te non c'era nessuno, attorno a voi non c'era nessuno. E ti capitava mai di doverla guardare fissa, di doverla guardare ancora una volta?... Eri costretto a camminare in questo modo assurdo perché dovevi guardarla mentre camminava. E lei si scherniva ma, anche di questa cosa, ne aveva un infinito piacere... Anche guardarla mangiare era un piacere. La guardavi e di ripetevi: questa è la mia donna che si nutre. Non sai perché ma questa cosa era d'un godimento indicibile. Lei si cibava e tu la fissavi. Beh, questa cosa magari le suonava fastidiosa..."
Mi accorgo che Lino sta prendendo le sembianze di Bruno Keller. La sua voce sembra alterata. Mi scuoto. E' un attore, mi dico. L'attore di Bruno. Sarà che è proprio abituato a calarsi nella parte. Ma Lino non nota questa mia distrazione. E' impegnato a ripetere le parole di Keller e va avanti, senza pause.
"Anche immaginare un viaggio, prima, era un piacere incredibile. Il viaggio iniziava subito, nella tua mente. Ed eravate già seduti vicino, nell'aereo, e tu le leggevi la mano. Oggi lo faresti ancora? E ti stupisci quando si prepara per andare a teatro e tu la vedi, all'improvviso, con una mise che mai avresti detto potesse appartenerle? E ti scoppia, dentro, un piacere infinito e lei lo sente, glielo stai trasmettendo proprio in quel microsecondo lì, eh? Ti è mai capitato? Oppure andate di fretta a trovare certi amici, e siete in ritardo, un ritardo micidiale. Ma ti vien voglia di mangiare una cosa, una cosa specifica in un locale che è il vostro - il vostro, anche questa cosa qui... il vostro locale... - e, allora, cambiate itinerario e tu godi di questa improvvisa trovata, dell'emozione che le provochi cambiando programma. Tutte queste cose, a un certo punto, spariscono. Dimentichi l'entusiasmo che hai vissuto ogni volta che le hai fatto un regalo, dimentichi il piacere di cercare qualcosa per lei e di scoprire che qualunque capo d'abbigliamento a lei sta magnificamente bene. E dimentichi di quanto ti piacesse girare con lei per negozi, di vederla provare le cose. Dimentichi il piacere che ti dava il poter portare su di te un regalo che lei t'aveva fatto. Proprio eri fiero. Ora, dove sono tutte queste cose? Dove sono finite? Ti capita di cercarle? Ti sforzi a ripercorrere le stesse strade, a fare gli stessi viaggi, a entrare negli stessi negozi. Quella cosa lì sembra essere sparita. proprio non riesci a ricordare come fosse fatta..."
Lino si ferma all'improvviso. Poi riprende, come se avesse dimenticato un'ultima cosa. "Volevi starle addosso, vicino, incollato. Mentre dormivi avevi bisogno di sentire il suo corpo. Dovevi aderire, unirti, fonderti, scomparire in lei. Ora non più."

Nessun commento:

Posta un commento