martedì 10 marzo 2015

10. Bruno Keller è un sex addicted

Bruno Keller è un sessuomane. E non è un caso che il protagonista della sua sceneggiatura, Mal'essere, porti il suo stesso nome.

L'attenzione che pone nei confronti del sesso mi disturba.
Il ripetere ossessivo, i continui riferimenti, le analisi puntuali alle quali sottopone le sue performance, la voracità con la quale approccia il corpo femminile, alla fine sono cose che stancano.
Il suo film non è certo un porno eppure lo sguardo che pone rispetto a questo argomento è perturbante. Ma è condito d'un'anomalia nell'anomalia perché, nel racconto, il protagonista - che è un insegnante di scuola media -  perseguita la donna che lo ha lasciato, una sua collega, perché in lei aveva trovato la compagna perfetta, quella che capace di sedare tutti i suoi istinti, tutti i suoi desideri.
Il sesso prevarica sul sentimento e si confonde con esso. La sensazione è che Bruno non riesca ad amare. Oppure che non riesca ad amare se non attraverso il sesso. Il sesso è l'unico gesto d'amore di cui è capace.

L'altra notte mi ha chiamato. "Non voglio perseguitarti, è che mi sei simpatico." "Che c'è?" gli ho chiesto brutalmente. "Sei ancora il mio biografo?" Sbuffo. "Vorrei solo fare un documentario su te che ti prepari a fare questo dannato film della tua vita", gli dico senza mentire.
Fa una pausa. "Mi sa che sono messo male" e io ormai so che sta mentendo. Lui gode di questa situazione. Gode anche di questa sofferenza che gli dà la dipendenza dal sesso. Da questo punto di vista non nascondo che, subdolamente, godo anch'io nel vederlo massacrarsi da solo, nel vederlo affastellare storie su storie nella ricerca assurda di una qualche soluzione. Lo vedo bene che vorrebbe avere una vita tranquilla, sedata, capace di metterlo a nanna e che gli desse la possibilità di poter dire: "Amo!", ma non è così anche perché, una vita simile ora gli suona insopportabile e odiosa.
Bruno Keller è un dannato. E la sua dannazione è, tra tutte, la più sublime perché è squisitamente inutile.
Da un lato vuole redimersi, dall'altro gli piace sprofondare all'inferno. Cerca la pace ma, sotto sotto, adora questa inquietudine che gli permette una vita emotivamente anomala e senza senso. Cerca di frenare ma preferisce, sottilmente, andare a sbattere.
"Ho scritto una nuova scena."
"Ah, sì?"
"Lui è uno che insegna alle medie..."
"Lo so."
"E... sai... dalle mie parti... ormai le classi le fanno con i ragazzini cinesi. Hai più cinesi che napoletani..."
"E allora?"
"Beh, si trova a passare davanti a uno di questi centri dove fanno massaggi orientali, massaggi d'ogni tipo... Ci sono questi cartelloni che t'impediscono di vedere dentro. Stanno lì solo per questo anche se, sopra, ci trovi descritti una dozzina di possibili prestazioni... per lo più salutari... che ne so, per le sciatalgie o cose di questo tipo. In realtà sai che, là dentro, l'unica cosa che viene richiesta è quella dei massaggi erotici, hai presente?"
"Sì, ho presente", la mia voce ha cambiato tono, sto per addormentarmi col cellulare appoggiato all'orecchio e lui deve essersene accorto perché va subito al sodo.
"Allora ho pensato che il mio protagonista..."
"Che si chiama come te", intervengo con una sorta di malvagità assonnata ma non meno perfida.
"Certo. Ho immaginato che Bruno entri lì dentro, si fa fare un massaggio che, ovviamente, si conclude con una sega e, quando va a pagare per l'incantevole prestazione, si trova di fronte il padre di uno dei suoi alunni... Hai capito? E' il proprietario del centro massaggi! Che ne pensi? A meno che non scopra che la massaggiatrice è la madre di qualcuno dei ragazzi... ma questa soluzione mi convince di meno. A me basta sottolineare questa dipendenza che vive il mio personaggio."
"Il tuo personaggio, già... Bruno Keller, sei perverso. Fammi dormire. Ne parliamo domani. Il tuo protagonista diventa sempre più orribile. Rischi che ti blocchino un'altra volta il film."
Ride. "Non hai capito niente." mi fa, sornione, e mi sbatte allegramente il telefono in faccia. M'ha fregato anche stavolta.

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