mercoledì 4 marzo 2015

8. Bruno Keller non sa scrivere storie d'amore

"Amare mi sembra un buon inizio per scrivere storie d'amore, no?"
La pipa di Andrea è un oggetto splendidamente demodé.
"Ha conosciuto Tania?"
"La donna di Keller?"
"La donna di Keller. È un bel tipo. Può farci quattro chiacchiere. È un piacere parlarle... è ironica."
Lo immaginavo.
"Keller adora le donne ironiche, me l'ha scritto."
"Bruno non è capace di scrivere storie d'amore. Porcate sì. Ne abbiamo scritte una marea assieme. Grazie a lui ho fatto un bel po' di soldi... con i miei romanzi avrei fatto la fame... Gli devo molto. Gli sono molto legato..."
"Mal'essere è una storia d'amore?"
"Se salta le scene erotiche, tutto quello che rimane è amore. Ma scritto da lui non convince."
"Perché?"
"Lei ha letto la sceneggiatura?"
Faccio di sì col capo.
"E le è piaciuta."
"Beh, sì. Ha un senso..."
"Tutto ciò che scrive ha un senso. Tutta questa sua caparbietà d'inseguire una verità a ogni costo... Fa una confusione bestiale tra quella che è la sua vita e il cinema."
Lo guardo e penso che, in fondo, sono d'accordo con Keller, che il cinema e l'arte dovrebbero fare questo: mettere mano al vero. Null'altro. Andrea mi legge nel pensiero: "Guardi che non è la pratica del vero che mi spaventa. È che Bruno ne fa il cavallo di battaglia per un'estetica dell'orrido. Butta giù idee, pensieri, ma proprio come se vomitasse. Nessuna forma, nessuna organizzazione, nessuna simmetria. Utilizza la sua biografia scaraventandocela addosso, senza ritegno, come se i suoi fatti personali fossero così importanti da poterci interessare..."
Ecco, penso sia questo. Effettivamente Keller mi interessa per questo suo modo d'essere, per questo dolore che si porta dentro, per questa malattia che non gli dà pace.
"Mal'essere nasconde l'amore per questa donna..."
"Barbara, la protagonista."
Andrea riaccende la pipa. "No." Fa una pausa.
"Tutta questa storia lui l'ha scritta per Eva, come se fosse una lettera, un messaggio. Ma disorganizzato e incomprensibile. È un atto di debolezza. Un po' come se volesse dire: guarda come sono bravo, che stallone che sono, quanto carisma ho. In realtà voleva dire: ti amo. Ti amo e ti ho persa. Ti ho persa perché sono un maiale anaffettivo, uno incapace di amare, di tenersi una donna a fianco. Lui che fa tanto il teorico della verità, poi non riesce a confessare a se stesso cosa pensa, cosa vuole, cosa desidera per davvero."
"Chi è Eva?"
"Glielo chieda, glielo chieda pure. Sono curioso di sapere cosa le risponderà... Keller mi ha convocato. Lo so ciò che vuole. Vuole che rimetta mano alla sua sceneggiatura. Mi dirà che con qualche spostamento, qualche correzione, qualche piccolo cambiamento, tutto andrà bene. E non è così. Nella vita non è così. Non lo è neppure nelle storie che raccontiamo. Alla fine verrà fuori un film che tutti vedranno come un porno..."
"E non lo è"
"È una lettera d'amore scritta da uno che è incapace di dire veramente del suo amore."
"Scrivere certe cose è, a volte, difficile."
"Se uno non è capace, allora dovrebbe starsene zitto."
Mi allontano. Alzo il bavero. Un'intervista che mi ha fatto male, questa. Che mi costringe a pensare che Keller sia un inetto, un debole. Sono costretto a rivedere il personaggio.
Mi fermo di botto, attraversato da un'idea. Perché Eva diventa presenza irrinunciabile in tutta questa storia.

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