martedì 7 aprile 2015

15: donne che fanno male

Lorenzo è il giovane aiuto regista di Bruno. Mi invita a seguirlo nella sede che hanno scelto per fare i casting. Lorenzo è alto, veste con pantaloni larghi, a tre quarti, una camicia colorata, scarpe comode. Ha i capelli lunghi, tirati dietro e legati da qualcosa. Porta occhiali rettangolari e parla con un evidente accento romanesco. E' belloccio e simpatico. Mi dà subito idea d'un tipo in gamba e intelligente. Non mi sbaglio. Ma mi stupisco quando scopro che è anche saggio. Questa saggezza sembra essere caratteristica ricorrente in certi ventenni d'oggi.
Fa freddo. Ci dirigiamo verso la sede.
E' qui vicino - mi dice.
Sì, lo so.
La grande porta con il vetro smerigliato è chiusa ma qualcuno da dentro deve averci visto perché sento lo scatto della serratura. Entriamo.
Saluta la segretaria che, assiepata dietro a una scrivania, manco vedo.
Fabbi, ci mettiamo di là - le dice.
Lei gli risponde qualcosa. Lui le sorride. Mi fa accomodare nella grande sala con le poltroncine rosse. C'è un po' di casino in giro. Gente che si dà da fare con macchine da presa, cavalletti, luci, microfoni.
Quanti anni hai? - gli chiedo.
Fra un po' compio ventidue anni.
Vai all'università?
Frequento la facoltà di Filosofia, quando posso.
Qui a Roma...
Sì, qui a Roma. Ma, questa, è proprio un'intervista allora...
Sì, certo.
Allora registra, registra pure.
Non ti dà fastidio?
Mannò, mi diverte. Che intenzioni hai?
Vorrei farne un documentario... Sul film che sta per girare Bruno...
Mal'essere è un film bello tosto...
Ma io mi fermo prima che inizino le riprese. M'interessa proprio questa parte, quella della preparazione...
Mah, io la trovo pallosissima.
M'intriga questa storia di Bruno che gira il suo primo lungometraggio a cinquant'anni...
Dove finisce Truffaut, prende il via Bruno. E, poi, Bruno ha girato una marea di altre cose... certo, per la televisione, mai per il cinema... Ma è uno che il mestiere lo sa...
E' da molto che lo conosci?
Saranno sei anni. Mi ha preso in simpatia. Mi fa fare qualche montaggio, partecipo alla vita della troupe. Non m'aspettavo che mi chiedesse di fare l'aiuto regista per questo film... Non credo di avere l'esperienza...
Mai fatto prima?
Mai fatto.
E' un ruolo impegnativo...
Lo so. Per questo sto studiando, raccolgo informazioni, cerco consigli. Non mi va di fare brutta figura con Bruno.
Ci tieni a questo lavoro...
No, è che tengo a Bruno. E' una persona importante nella mia vita.
Mi ha detto che sei molto bravo.
Sì, immagino. Ma non è questo il lavoro che voglio fare.
Cosa ti andrebbe di fare?
Non lo so ancora. Mi piacciono gli studi e le materie che sto facendo all'università...
Ma Bruno com'è sul lavoro?
E' lo stesso che conosci al di fuori del set. Keller è sempre uguale a se stesso.
Pretende molto dai suoi collaboratori?
Non è un tipo dispotico. Semmai ironico, di quell'ironia che a volte dà fastidio perché, lì dentro, ci trovi sempre la verità, no?
Sul set me l'immagino un po' come un padre padrone...
Massì, qualche volta lo sarà pure. Però ti assicuro che, in genere, è garbato. E, poi, ci tiene molto alla sua troupe, ai suoi attori... Gli piace che ci sia armonia... Vuole che ci si immagini come una squadra, tutti presi da un unico obiettivo. Per questo è molto attento ai consigli e alle proposte che gli danno gli altri. Non è un despota, te lo ripeto.
Ed Eva? Era una sua attrice?
Ah, Eva. Me lo ha anticipato che saresti andato a parare là...
Beh, in tutta questa storia è il punto più oscuro. Mi pare che ruoti tutto attorno a lei. I suoi amici e i suoi collaboratori che ho incontrato, alla fine, tirano sempre fuori questo nome... Anche Tania...
Tania è carina, no?
Certo, è carina...
Forse dovresti interessarti più a lei. Vedrai che, alla fine, sarà lei a dare un senso a tutta la storia...
Può darsi. Ma io volevo sapere di Eva.
Mi spiace ma non posso esserti granché d'aiuto... Io proprio non me la ricordo. 
Eppure lo frequenti da sei anni...
Sì, ma la mia frequentazione si limita molto all'attività che svolgiamo assieme. Qualche volta beviamo una birra in un pub qua vicino... Oddio, ora che ci penso, m'è capitato di vederla una volta, a una festa... una festa di ventenni e lui che si presenta con questa...
Allora l'hai conosciuta...
Ma, guarda, era un tale casino e ho un ricordo così vago... Una tipa slanciata, particolare, anche molto bella ma... non so perché, ho sempre pensato che lui avesse bisogno di una donna molto meno esuberante... più... dolce. Eva... è un po' come se l'avessi cancellata... Ci tengo troppo a Bruno.
E allora?
E allora ho avuto subito la sensazione che gli avrebbe fatto male.
Troppo bella?
Le donne di Bruno sono sempre belle. Hai conosciuto Tania?
Tania ti piace?
Beh, è bella, no? E sensuale... Comunque Bruno, alla fine, molla sempre...
Ha mollato anche con Eva, allora.
No. Non credo. Questa storia la conosco poco. Non me ne ha mai parlato con chiarezza. Forse perché sapeva che non condividevo.
Gli davi dei consigli?
Non ci credi, eh? Mi vedi troppo giovane... e Bruno lo vedi troppo sicuro...
Già.
Eppure mi dà ascolto. E, una volta, davanti a una birra, credo di avergli detto che lui, una donna così, non se la poteva permettere...
In che senso?
Gli sarebbe costata troppo. Perché era troppo perso, troppo fatto di lei.
Aveva perso la testa... Ma questa è una bella cosa, no?
Oh, forse sì. Ma non per Keller. Perché Keller ci va sempre giù duro, troppo duro. Non sa contenersi. Finisce con il farsi male, molto male; finisce con lo sfracellarsi... E un po' credo sia successo questo...
Mi pare in gran forma, non lo vedo così malaccio.
Dici? Non lo so. Spero che tu abbia ragione. Ma, sai com'è, quella donna era troppo perfetta per lui. Aveva tutte le cose al posto giusto, tutto ciò che lui aveva sempre desiderato. Era proprio stata partorita dal suo stesso desiderio...
Beh, fortunato, allora!
No. Non credo. Quando incontri una donna così... perfetta... o che credi essere così perfetta... allora ti va in pappa il cervello. Prima o dopo ti andrà in pappa. La gelosia e l'invidia prendono il sopravvento. Vuoi che tutti gli sguardi siano per te, che tutte le sue parole rimangano tue, che proprio i gesti non siano per altri... E a lui stava succedendo una cosa simile... La perfezione dell'altro si porta dentro questo dolore, questa felicità della quale sentirai sempre la mancanza. Avrebbe voluto assorbire questa donna. Ma è una cosa che non puoi fare. Bisogna apprezzare l'imperfezione dell'altro. Nell'imperfezione c'è la tua salvezza...
Beh, ora se n'è liberato, no? E' riuscito a venirne fuori.
Tu credi?
(A questo punto faccio uno strano gesto col capo, che non è né un sì né un no).
Io lo vedo molto triste. E annoiato. Ma tutta questa roba qui farà un gran bene al suo film. Un film, quando lo giri, devi essere incazzato. Se stai bene, che lo giri a fare?
Ma, insomma, com'è finita questa storia?
Te l'ho detto: non lo so. Lui non me ne parla. Forse perché ne ha vergogna. Teme un mio giudizio. Ma, io, giudizi non ne do.
E' strana questa cosa...
Quale cosa?
Sembra che tu sia il padre e lui il figlio. Da come ne parli...
Già. La sua età gli dovrebbe dare saggezza, forza, stabilità. Mi sa che non ha nulla di tutto questo. Sta cercando ancora la sua strada. Ma, vedi, è questa cosa qui che gli dà la forza e la voglia di cambiare. Altrimenti lo avresti trovato in pantofole e a giocare a carte in attesa della morte. Gli voglio bene per questo.

venerdì 3 aprile 2015

14. Perché (e come) scrive Bruno Keller

Metto su una musica e sento che funziona. Allora inizio a scrivere. Ho una traccia. Bene o male so dove devo arrivare. Ma come sarà il percorso, accidentato o meno, con voragini paurose, con buche profonde o liscio e piano, questo non lo so. Ci saranno eventi che, lungo la strada, mi meraviglieranno, mi stupiranno. Zero noia. Una certa fatica. Cose che pensavo di non conoscere ma che, da qualche parte, stavano dentro di me - non so come siano arrivate fin lì.

Ho un'idea precisa del perché scrivo. E del come arrivo a scrivere, di ciò che mi serve per scrivere.

Affonda nella notte dei tempi...
Ho fatto un lungo tratto di strada ripetendomi questo stupidissimo e banalissimo incipit. Comunque sia, volevo dire che affonda nella notte dei tempi questa intuizione che vede nella musica e nella danza (avete presente i dervisci?), la possibilità, per l'uomo, di perdersi, di entrare, di scendere in una realtà "altra", che lo illude di poter vedere meglio, più chiaramente, più a fondo, in quelle che sono le tenebre dell'animo umano, in quella cosa oscura che, altrove, chiamano inconscio - un inconscio che non è sotto o dentro di noi, ma ci è attorno, vaga come frammenti, come asteroidi che vagano nello spazio - la loro presenza è, però, più fitta tanto che crea un reticolato che ci avvolge e che ci unisce agli altri.
Maghi, santoni, sciamani e matti: tutti praticano questa melma, sono capaci di sprofondare - con tecniche diverse - in questa realtà più nascosta, che ha a che fare con i sogni e, alla fine, con l'alterazione delle percezioni. Una specie di presonno che mantiene un barlume di coscienza, che crea questa sensazione di stare qui e, contemporaneamente, in un altro luogo. I matti, in tal senso, vengono esclusi...
Alterare le percezioni, tenere saldi i piedi sulla terra e, al contempo, poter osservare un altro mondo. Alcool e droghe rendono questo effetto. O, ancora, una respirazione forzata, un'indecente quantità di ossigeno che affolla il cervello. E anche, in parte, la meditazione, almeno in parte. Questa alterazione ci illude di poter mettere ordine e dare un senso all'esistenza - mettiamo ordine anche alla morte.
"Dover" scrivere è questo. Diventa una necessità utile alla sopravvivenza propria e a quella altrui.

Questa cosa l'ha scritta Bruno Keller. Dopo giorni che non lo sento, che mi evito di chiamarlo, d'inseguirlo, mi manda questo messaggio su whtsapp. Ci avrà messo un'ora a scriverlo - io ci avrei messo tanto. Ma lui sarà stato più veloce.
Allora lo richiamo, gli chiedo come va.
"Mah, che ti devo dire? Sono finito all'ospedale..."
"All'ospedale?"
"Mentre facevo footing..."
"Ma dove sei?"
"A Napoli. Ma rientro lunedì. Ci vediamo? Ho qualcosa da dirti."
"Insomma, come stai?"
"Bene, tranquillo. Sovraffaticato. Credo che c'entri anche l'eccitazione per il film che sto per girare..."
"Stai male per il troppo godimento?"
"Non scherzare. Quando mi prendevano gli attacchi di panico, un bel po' di anni fa, nessuno credeva che fossero un sintomo di una felicità galoppante..."
"Ma dai! Ho letto il tuo messaggio... Ti sei messo a scrivere?"
"Beh, la sceneggiatura non si è scritta da sola..."
"Vabbe'..."
"Scrivo sempre. Dovrei scrivere di più Dovrei leggere di più. E' che sono troppo pigro... Ti va di fare una chiacchierata con il mio aiuto regista?"
"Mi parlerà di Eva?"
"Che vuoi da Eva?"
"Mi intriga."
"Non c'entra niente. Ma sei libero di fare le domande che vuoi. Questo gioco va così, me lo sono imposto."
"Bene."
"Ti giro il numero. Così scopri come torturo i miei collaboratori, contento?"
"Come no."