venerdì 27 febbraio 2015

4. Sesso: femminile plurale (secondo Bruno Keller)

"Allora? Cosa le è parso? Un porno, no?"
Mi coglie di sorpresa. Stranamente la sceneggiatura di Mal'essere mi è piaciuta, ma proprio come struttura narrativa, proprio per come porta avanti la storia. Ora non mi va di fare una sviolinata, anche se sarei tentato di dirgli solo cose buone. Mi andrebbe di parlare bene dei personaggi e del finale, della progressione drammatica e della declinazione tematica. Avrei voluto iniziare partendo dalla tecnica e dalla poesia, non dal sesso - troppo banale.
"No, non credo sia un porno. E, a dirla tutta, mi è piaciuto, sì, proprio mi è piaciuto, nonostante il protagonista così negativo, così terribilmente antipatico."
"Già. Questa è una delle cose che non va giù ai produttori o, meglio, a chi deve mettere i soldi. Pensano che un protagonista così negativo allontani il pubblico. Magari hanno pure ragione. Cosa prende?"
"Una birra va bene."
"Mi chieda qualcosa. E' lei che deve fare il documentario."
"Mentre leggevo la sceneggiatura mi è venuto da pensare che potesse essere lei il protagonista della storia. Fisicamente credo le assomigli."
"Ah, si è fatto un'idea tanto canaglia di me?"
"Non credo che il protagonista sia una canaglia. Anzi, Mi sembra un uomo così appassionato..."
"Beh, questa cosa mi piacerebbe condividerla. Ma non credo che sia, in effetti, nelle mie corde. Qui lei diventa troppo ottimista, mostra troppa benevolenza verso di me. No, il protagonista non mi somiglia affatto. Tranne che per questa fame di sesso che lo divora, che non gli permette di crescere, di guardare altrove, di fare le cose per bene. Condivido la sua smania per il godimento, questo sì. Ho una visione molto femminile del sesso, molto più femminile di quella che si portano dentro tante donne che ho conosciuto. Molte donne pensano al sesso come se fossero degli uomini."
"In che senso?"
"Mah, hanno un immaginario molto maschile e l'unico desiderio che si portano dentro è quello di far godere l'uomo che le sta montando. Il piacere personale è ridotto al minimo, non è l'obiettivo principale..."
Sorrido un po' ebete. Proprio non so che dire. Mi sembra un argomento sul quale mi sento totalmente impreparato. E spiazzato. Perché pensavo di parlare di cinema e del lavoro di preparazione che sta facendo. Evidentemente sono io quello che non ha capito. Quest'uomo vuole mettersi a nudo, mi presta il fianco e io divago, mi accontento di terreni più tranquillizzanti, meno pericolosi. E' che, sotto sotto, penso che ce l'abbia con me, che voglia dirmi qualcosa, che si diverta a mettere in scena qualche mia mancanza, qualche aspetto troppo superficiale del mio vivere. Dov'è finita la mia anima da documentarista? Il gusto della scoperta d'un volto, d'una storia che sta già tutta nelle rughe della pelle. La verità sta nel fatto che quest'uomo mi spiazza, mi imbarazza e, al contempo, mi attrae. Non è affascinante: è carismatico. Le sue anomalie, i suoi difetti, questa concretezza che ha sempre nel parlare, la chiarezza negli obiettivi e la sincerità con la quale espone i suoi difetti, lo rendono immediatamente interessante - eppure i suoi lineamenti sono imprecisi, non rimandano a nessun godimento estetico immediato.
Butto lì una cosa, tanto per dire la mia: "Non tutte le donne sono così, no?"
"Che ti devo dire? Quelle che ho conosciuto io avevano un'educazione talmente maschile che rimanevano stupite se spostavo l'attenzione da me a loro."
Improvvisamente mi da del tu, ma è come se stesse parlando a se stesso, come se stesse riflettendo ad alta voce.
"Nel sesso contano molto le pause. E il ritmo. L'uso dei sensi, di tutti i sensi. Li puoi far viaggiare uno alla volta e, poi, improvvisamente, tutti assieme. Parti dal senso più primitivo, l'odorato. Magari puoi dimenticare per un po' il tatto. Puoi concentrarti sul gusto. E sulla vista. Ecco, noi maschi siamo bravissimi a guardare i film porno ma il corpo di chi ci sta vicino... beh, quello, puntualmente lo ignoriamo. Ci fidiamo della memoria. Di quel tempo in cui eravamo attratti da quel viso, da quei lineamenti. Poi, una volta a letto, dimentichiamo tutto rapidamente."
Mi guarda, sornione. "Lei condividerà."
"Prima mi ha dato del tu."
"Come preferisci. Cosa importa?"
"Hai una visione molto precisa del sesso. Anche se il tuo film si porta dentro tante altre cose."
"Io non sono il protagonista del film. Sono proprio tutto il film. Quella cosa che hai letto e che, magari, ti ha fatto cagare, sono io, è il mio corpo. Non c'è una parola che non mi appartenga. Per questo è così rozza e imperfetta."
"A me non pare né rozza né imperfetta" e, questa cosa, a sentirla, è come se lo infastidisse. Diventa improvvisamente diffidente. Il mio garbo gli deve suonare male, una debolezza che chiaramente non apprezza.
"Nella sceneggiatura tratti il sesso come strumento di prevaricazione."
Questa affermazione lo distrae.
"Non so... Se ti ha dato questa sensazione..."
"Il protagonista ne è soggiogato."
"E' quello che ti dicevo prima. Puoi essere accecato dal sesso. E' una dipendenza. Vedi tutto attraverso quell'ottica lì. Non riesci a immaginare una vita oltre questa tua esigenza primaria, volgare e primitiva. Sono tutte parole che mi piacciono."
Mi sembra che il discorso stia prendendo una buona piega. E io mi sto rilassando, mi sto allineando a questo suo modo di fare, a questa sua necessità di verità a tutti i costi.
Gli squilla il cellulare. Risponde, la voce gli si fa improvvisamente roca. Farfuglia qualcosa, chiude la comunicazione.
"Scusa", mi fa "devo andare. Un problema. Niente di grave. Se vuoi, riprendiamo domani."
"Ma domani è sabato."
"E allora?" fa lui.

Nessun commento:

Posta un commento