giovedì 17 aprile 2014

SE LA PAROLA AMORE NON BASTA

Ah, ma questa non è una lunga e noiosa dissertazione. E' solo un promemoria, qualcosa che sta lì a ricordarmi che devo rimettere mano a un concetto che mi sembra, ultimamente almeno, terribilmente stretto e... e presuntuoso, così pieno di sé, certo di indicare qualcosa, una direzione, una strada e un senso.
A me questo senso sfugge e la parola, così come è, non mi basta, mi sta stretta, perde di tono, manca d'interesse. La parola amore, dico.
Certo, questa cosa m'imbarazza. Volevo scrivere, vorrei scrivere, una storia d'amore e, ora, sto qui a mettere in discussione il termine stesso - il termine è ciò che conclude, no?
Oppure posso arrendermi, lasciare che il senso debordi, s'impenni, diventi un'altra cosa, magari oscena, ovviamente perversa. rimango incastrato in questa parola - amore - e non oso fuggire.
Mi fermo. Ci penso.
Mi prendo una pausa lunghissima.
Mi serve un'altra parola, lo so, me lo giuro.
Se devo parlare d'amore allora ho bisogno che la parola si allarghi, lasci entrare altra linfa, si riempia come un fiore che alla fine, così facendo, s'ingozza e si strozza. Mi serve, insomma, che questa parola un po' muoia e finalmente rinasca in modo che, nel mio testo, a qualcosa possa infine servire.
Come al solito bisogna morie per poter, finalmente, tornare.

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