lunedì 7 aprile 2014

UN INCONTRO D'AMORE

Cerco di far incontrare due personaggi.
Quello di lei mi piace molto. Lui un po' meno. Molto meno.
Lo vedo bene, durante questa premiazione. E' uno dei giudici e me lo trovo stravaccato su una poltroncina rossa, la barba incolta, un sorriso ebete stampato su una faccia da schiaffi che non diresti possibile, un jeans e una camicia con il colletto e i polsini sdruciti tanto a quella distanza chi vuoi che veda. E lo capisci benissimo che non c'è, che ha la testa altrove, che è tutta una finzione e che nemmeno si ricorda a chi ha dato i suoi voti e com'erano le opere che stanno premiando. Avrà, come al solito, fatto a suo modo, uno sguardo veloce, con la presupponenza di chi sa che è tutto inutile, che una  cosa vale l'altra, che il caso domina su tutto, che niente ha veramente senso.
E, naturalmente, non è vero, perché il cuore di qualcuno che ti sta di fronte palpita e freme e sta lì ad aspettare che, uno dopo l'altro, vengano scanditi i nomi dei vincitori e spera e ancora spera che il prossimo sia il suo e quando sente esattamente pronunciare il suo cognome una lettera dopo l'altra, con tutte le vocali al posto giusto ecco che le vien su un sorriso e dentro esulta ed esplode qualcosa nel centro del petto che saranno pure scariche elettriche o sinapsi che vanno in tilt ma il cuore va comunque a mille ed è tutto un tripudio di bei pensieri impossibili da decifrare e da raccontare e da mettere assieme, un qualcosa del tipo allora valgo, per qualcuno valgo, e i segni che vado a mettere assieme allora hanno un senso nel senso che piacciono, a qualcuno almeno piacciono. Insomma, ora, davanti a te, davanti ai tuoi stupidi occhi, qualcuno è felice anche grazie a qualche tua stupida intuizione, anche grazie a un voto che hai dato, anche se poi non sarai tu a distribuire gli attestati, a dire chi vale e chi non vale.
Tu stai lì,sbracato, a festeggiare un compleanno del quale nessuno è a conoscenza, che non vuoi condividere perché questi tuoi cinquant'anni belli tondi tondi pure ti stanno un po' sulle scatole e non sai che fare perché continui a non ritrovare quella cosa che tu chiami senso.
La cosa incredibile è che, anche grazie a te, ci sia questa felicità che in un punto impreciso della stanza è là che palpita e che ora, dopo tutto questo tempo, pure ti farebbe piacere poter individuare e nello spazio ricreato dalla memoria poter dire la vidi, vidi il suo piacere, lessi negli occhi il suo entusiasmo, sentii quasi il battito del suo cuore che mi diceva ti ringrazio perché anche grazie a te, oggi, in questo momento, sono veramente felice.
Ora fai uno sforzo e dici mi ricordo che avevi quel cappello verde da fantino e ci rimani male se lei ti ha detto no, non credo che avessi quel cappello. Ma tu, testardo, vuoi convincerti che quel cappello lo aveva e che ricordi perfettamente anche l'uomo che l'accompagnava - e menti talmente a te stesso che pensi di ricordare addirittura com'era vestito lui, ma non è vero, non puoi ricordare perché semplicemente non avevi fatto caso e non avevi visto, tutto preso dal tuo stupido riflettere su te stesso, ripiegato a pensare e a maledirti per ciò che non sapevi e non sai fare - amare.
Entri in scena così, subito, malmesso. Fai una brutta figura. Ho scelto per te un nome - ti chiamerai Bruno Keller e sei napoletano.
Lei, ovviamente, qui non la vediamo, perché avremmo dovuto vederla attraverso i tuoi occhi e, allora, di che parliamo?
La vedremo comparire mesi dopo quando, finalmente, te la troverai davanti e la guarderai e, almeno questo, saprai collocarla in uno spazio, in un posto, seduta su una poltroncina che, ora e per sempre, sarà la sua.
Da qui in poi saprai ricostruire dettagliatamente ogni suo movimento, ogni vostro passaggio: finalmente l'hai vista, l'hai notata, ti sei appuntato rapidamente certi suoi dati e, ora, con colpevole ritardo, si fisserà per sempre nei tuoi ricordi, sarà parte integrante dei tuoi ricordi e diventerà, per sempre, parte di te, parte cellulare, intendo, biologicamente innestata nelle tue fibre. Non potrai più tagliarla via, qualunque cosa accada.
Lo vedi come sei? Un personaggio antipatico, che non dovrebbe mai assurgere a protagonista, qualunque sia la storia. Me lo aveva detto già Massimo, che è uno scrittore vero e serio: i tuoi personaggi sono antipatici. E questo è un problema narrativo non secondario. Non ti viene proprio di inventare protagonisti simpatici ed empatici: in che modo pretendi che il tuo lettore entri nella storia? Ecco perché nessuno ti pubblica.
Ma allora, gli dico, e se questa storia fosse la più bella storia d'amore? Se il protagonista è così antipatico, cosa ci posso fare? Dovrei mentire? Trasformarlo? Reinventarlo? Dimmi tu.

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